Dopo pochi giorni dalla decisione del presidente del Sinergia Sassari di esonerare Patrizia Canu dal ruolo di allenatrice, PallamanoItalia ha voluto dare voce a quest’ultima per poter replicare a quanto comunicato a mezzo stampa dal vertice della società sassarese.
PallamanoItalia: Abbiamo letto la notizia ma non ci capacitiamo sulla decisione. Come mai il presidente é arrivato a questa conclusione? In più non te l’ha comunicato di persona ma l’hai saputo anche tu tramite un articolo! Quali sono stati i tuoi pensieri?
Patrizia Canu: Sulla decisione dell’esonero non discuto: è prerogativa di ogni presidente decidere di cambiare allenatore e corso. Quando mi sono avventurata in questo progetto sapevo bene di rischiare molto. Ho rischiato e ho perso, e non fuggo mai davanti alle mie responsabilità. Quello che invece discuto eccome sono le modalità con cui tutto questo è avvenuto, a mezzo stampa. Ero a Praga quando ho scoperto che sul giornale erano finite le conclusioni del presidente nei confronti delle atlete e dei due tecnici. Parole come “colpo di spugna”, “atlete poco umili”, “anno disastroso”, le avrei volute sentire dentro uno spogliatoio, e con un diritto di replica, in un confronto leale e onesto con chi aveva comunque partecipato a una stagione in condizioni proibitive. Conosco le mie ragazze, ho assistito in prima persona a sacrifici e sforzi e lacrime. Non era questa la paga che dovevano avere. E non di certo sul giornale.
PallamanoItalia: Sono volate anche forse parole non corrette nei confronti tuoi e delle giocatrici! Come vorresti replicare?
Patrizia Canu: La replica è avvenuta qualche giorno dopo, su Sportivamente Sassari. Devo essere sincera: ci ho pensato, prima di rispondere. Sono stanca di tutte queste guerre fuori dal campo, una lotta tra poveri che sta finendo per uccidere uno sport meraviglioso come il nostro. Poi ho pensato che no, non era giusto. Ho riguardato ancora e ancora le nostre partite. Ho visto Luana Morreale giocare per diverse gare senza poggiare una gamba in terra, ho visto Onnis con la schiena spezzata, riempirsi di antidolorifico. Ho visto Cucca non potersi alzare dal letto il giorno dopo per le botte, e il capitano Falchi partire con la febbre alta. Ho visto Contini far finta di niente e dare il massimo con la caviglia gonfia come un melone, e così Pastor e Canessa. Ho visto Roberta Giudice arrivare da Nuoro fresca di incidente, per aver voluto essere puntuale all’aeroporto. E le giovani lì a guardare, e a trasformare i loro minuti di gioco in oro, nell’anno del grande salto. Mentre altre come Laura Dettori e Ylenia Acca e Federica Casu, infortunatesi sul campo, erano sempre lì in palestra, a sostenere le altre. E allora ho detto no, si replica eccome, per amore della verità. Gli errori ci sono stati, io so bene quali sono stati i miei. Se non li individuassi di volta in volta smetterei di crescere, tecnicamente. Ma qua si parla di ben altro. E nessuna delle ragazze si meritava una fine così poco onorevole.
di Dèsirèe Dalla Fontana
Grandi ragazze, e grande Patri!