Thierry Omeyer, vita da portiere: “Innamorato di questo ruolo”

omeyer2Se c’è un ruolo che, su tutti, può fare la differenza nel gioco della pallamano, è quello del portiere. La condizione la conoscete tutti: solo con sé stesso. Parte di una squadra, eppure al tempo stesso entità solitaria in grado, coi propri interventi, di condizionare più di chiunque altro le sorti di un match. Uno dei maggiori interpreti mondiali di questo ruolo è il francese Thierry Omeyer, protagonista di una lunga intervista rilasciata al New York Times e intitolata “So He Let 20 Goals Past Him? In His Sport, That’s a Great Game“.

Le parole di “Titi”, che in questi giorni è impegnato in Qatar con la Francia per l’ennesimo Mondiale da protagonista (a 38 anni suonati), sono un inno ai portieri di tutto il mondo. E la prima dichiarazione la dice già lunga:

“Quando vedo il gioco della pallamano, penso di essere pazzo a giocare in porta. Ma poi, quando prendo posizione, non ho più alcun timore e non mi sento più pazzo”.

Forse un po’ lo è davvero. Ma come tutti i portieri dell’handball. Anche loro sanno bene di esserlo. Un pizzico di pazzia, in uno sport che – a quanto scrive il NY Times – è tanto bello, quanto strano: nella pallamano un portiere può permettersi di subire 30 gol in una partita e pensare ancora di aver giocato bene. “E’ uno sport di squadra, ma noi siamo un po’ soli. Sei lì e devi essere bravo a mantenere alta la concentrazione per tutto il tempo”, dice Omeyer.

France-Égypte! #Qatar2015 #allbleus © Stéphane Pillaud

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Omeyer è considerato come uno degli atleti più popolari della Francia. Su Twitter ha oltre 40.000 followers (potete seguirlo qui) ed considerato un’autentica celebrità. Ed è innamorato del suo ruolo. “All’inizio in tanti non vogliono andare in porta. Io sono diventato portiere all’età di 12 anni e non ho più voluto lasciare questa posizione. Puoi aiutare la tua squadra a vincere in modo determinante, ma quando giochi male puoi essere decisivo in negativo”.

Tanta tecnica, allenamento e determinazione. Ma anche coraggio, per star lì a intercettare palloni che superano spesso e volentieri i 100 km/h. “E’ vero, il rischio di lesioni è molto alto. Ma è importante allenare riflessi, agilità. E’ fondamentale ripetere centinaia di volte gli stessi momenti, cosicché questi saranno automatici col tempo”.

E’ la storia, questa, di uno dei portieri migliori del mondo. Probabilmente di uno dei migliori della storia. Sicuramente uno dei quattro premiati come miglior giocatore dell’anno dalla IHF (International Handball Federation). Del resto il palmares parla da solo: due ori Olimpici, tre ori Mondiali (e due bronzi), tre ori Europei (e un bronzo). Applausi e nient’altro.

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