2DF | Silvia Lampis, tutta arte e pallamano

1374728_10201586725541869_81002039_nSi può giocare a pallamano ad alti livelli e allo stesso tempo studiare e coltivare delle passioni? La risposta a quest’interrogativo la fornisce, su un piatto d’argento, Silvia Lampis, giocatrice del Team Teramo, capolista di A2 di pallamano donne. Che si è laureata a L’Aquila in psicologia e, come hobby particolare, ama dipingere. «Lo faccio da diverso tempo, mi piacciono i colori e ne uso tanti. Non riesco a quantificare i quadri che ho dipinto, ma, per fare un esempio, lunedì scorso ero ispirata ed in una sola serata ne ho realizzati ben tre».

Ha mai pensato a realizzare una mostra? «Due anni fa proprio a Teramo, in occasione della festa delle donne, grazie a Sandra Moscardelli, sono riuscita ad esporre un mio quadro. Quello è stato un grande traguardo per me di cui vado molto fiera». In attesa di approfondire la carriera da psicologa, Silvia Lampis, 30 anni compiuti proprio ieri, è, comunque, un’atleta. «Essenzialmente ho scelto la pallamano perché ci giocava già mia sorella gemella e perché si tratta di uno sport di squadra poco conosciuto. Tutto questo mi ha affascinato». A proposito di sua sorella Chiara, da qualche giorno anche lei è stata ingaggiata dal Team Teramo. «Averla ritrovata, nella stessa squadra, è bellissimo anche perché io e lei ci compensiamo. Lei è la più forte, è determinata, mentre io sono quella un po’ più timida. Nel corso degli anni e, soprattutto, agli inizi, mi ha aiutato e spronato molto».

Oltre a lei e a sua sorella Chiara, la pallamano sarda ha prodotto diverse giocatrici. E’ un movimento in grande espansione. Come se lo spiega?
«E’ strano perché non ci sono tante squadre. Ma Sassari e Nuoro hanno una discreta tradizione. Ci sono buonissimi allenatori, uno su tutti è Roberto Deiana che ci mette una grande passione. E poi nel corso degli anni hanno puntato molto sui vivai, sulle ragazze locali».

Lei ha iniziato nella sua città natale, Nuoro e poi ha vissuto un’esperienza un po’ particolare…
«Ho iniziato quando avevo nove anni, abbiamo conquistato degli scudetti nazionali e poi, a 17 anni, mi sono trasferita a Bressanone. E’ stata un’esperienza da suicidio».

Si spieghi meglio…
«Premetto che lì a Bressanone c’è grande cultura nella pallamano, ma, abituata a vivere in un posto di mare, di colpo mi sono cambiate tutte le abitudini. Lì dopo le otto di sera c’è una sorta di coprifuoco e ci si chiude tutti a casa. Non è stato per niente facile ma è stata un’esperienza che mi ha anche fatto crescere».

Quindi si trova meglio a Teramo?
«Non ci sono paragoni. Teramo è una città piccola dove si sta bene, la gente ha una grande passione per la pallamano ed è un po’ come Nuoro. A Teramo sto da dieci anni, ci ho studiato, ci lavoro e mi ci sono anche fidanzata».

C’è un allenatore che deve ringraziare in maniera particolare?
«Mi sono trovata bene con tutti, Serafino La Brecciosa, il mio attuale allenatore, però è come un padre e quando ho saputo che lui allenava il Team Teramo ci ho messo un attimo a scegliere».

Come si definisce come giocatrice?
«Allegra, mi metto sempre in discussione, do il massimo cercando di non sbagliare. Ma una cosa è certa, sono una che ama giocare di squadra e che fa gruppo».

Sempre come giocatrice, qual è la sua dote migliore? E quella negativa?
«Devo essere più determinata, ho sempre paura di sbagliare. Però, una volta in campo, ho grande tenacia e non mollo mai».

E fuori dal campo invece?
«Al di là della mia timidezza mi definisco un po’ matta perché amo ridere. Non a caso in squadra mi definiscono il giullare».

di Matteo Falzon
(da Il Centro)

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