AM | Davide Ruozzi chiude la carriera: “27 anni di sacrifici e ne vado fiero”

ruozziAveva iniziato a giocare a calcio, come tutti. E se non fosse stato per suo fratello, forse, avrebbe continuato a tirare calci al pallone. Da 27 anni a questa parte, invece, Davide Ruozzi la palla l’ha maneggiata con le mani, facendo meraviglie dentro e fuori Italia. Sabato darà l’addio alla pallamano, giocando l’ultima partita della sua vita. Come mai questa scelta? «A gennaio è nato mio figlio Liam ed è giusto che, ora, passi più tempo possibile con lui. E poi inizio a essere usurato. Già l’anno scorso ero lì lì per smettere, poi ho deciso di andare avanti per un altro anno, ma in questa stagione ho fatto fatica fisicamente e non mi piace fare brutte figure. È arrivato il momento di dire basta». Anche se la salvezza è già nel cassetto, pensa che quella di sabato sarà una partita stimolante? «Lo spero proprio. Mi piacerebbe che né i miei compagni né i nostri avversari dell’Olimpica Dossobuono si risparmiassero e lottassero fino alla fine: io darò il cento per cento. Vorrei finire la mia carriera con una bella partita». E dopo il match, tutti a festeggiare? «L’idea è quella. Anche se non l’ho sbandierato,vorrei vedere i miei amici e i miei storici tifosi sugli spalti. So che sarà difficile perché ognuno ha i propri impegni familiari e lavorativi, però mi piacerebbe averli tutti lì, finire insieme alle persone che mi hanno sempre seguito. Ma la festa sarà aperta a tutti quelli che vorranno partecipare».

Sabato pomeriggio alle 18.30, quindi, tutti al Palakeope per fare il tifo. Continuerà a restare nel mondo della pallamano, dopo? «Mi piacerebbe allenare una squadretta di giovani. Dopo sabato mi prenderò un po’ di tempo per stare con mio figlio e la mia compagna, ma poi vorrei tornare in palestra». A proposito di Liam, giocherà a pallamano come il suo papà? «Non lo so, sceglierà lui. Spero solo che metta nello sport la stessa passione che ci ho messo io». In effetti ce ne vuole molta per allenarsi 4 giorni a settimana più la partita per 27 anni… «Fare sport significa sacrifici, rinunce. Io la mia gioventù l’ho passata in palestra, ad allenarmi o a giocare. Quando gli amici mi chiedevano di uscire spesso ero in trasferta o dovevo andare a letto presto. Per arrivare a certi livelli bisogna curarsi, non fumare, non bere, rispettare un certo regime alimentare. Se non lo si fa si gioca a mezzo servizio».

4-DAVIDE-RUOZZIUn bell’esempio, soprattutto per i giovani. «I sogni si avverano solo mettendoci impegno, grinta, volontà e accettando i sacrifici. “Tutto e subito” non esiste, soprattutto nello sport. I giovani devono capirlo». Cosa è stata per lei la pallamano? «Una bella fetta della mia vita. Ho iniziato a giocare alle medie, un po’ grazie al mio insegnante di educazione fisica, il prof. Venturi, un po’ per mio fratello». Perché? «A quell’epoca io giocavo a calcio, mio fratello a pallamano. E mentre io andavo a giocare nei paesini vicini a casa, lui girava mezza Italia. Allora ho deciso di giocare a pallamno anche io, volevo spostarmi da Salvaterra. Poi mi sono appasionato e non ho più smesso di girare. Adesso, però, a dir la verità inizio a essere stanco: mi piacerebbe di più viaggiare per piacere, con la mia famiglia». Una carriera ricca di soddisfazioni, la sua. Ha anche qualche rimpianto? «L’unico rimpianto è di non aver mai vinto lo scudetto, ma sono contento così. Potevo aver di più, certo, ma alla fine ci sono anche gli altri in campo. E poi, anche se ho perso partite che contavano le ho sempre giocate fino all’ultimo minuto».

Da calciatore “mancato” cosa pensa del calcio e dei calciatori? E soprattutto del trattamento a loro riservato? «Mi piacerebbe che in Italia fosse dato spazio anche agli altri sport. Qui siamo soffocati, schiacciati dal calcio. Ho girato il mondo e posso dire che negli altri Paesi si parla di tutte le discipline con la stessa attenzione. Da noi, invece, ci sono il processo del lunedì, del martedì, del mercoledì… E non importa se negli altri sport ce la caviamo bene. Prendiamo il nuoto: se la Pellegrini vince ne parliamo un giorno, poi silenzio. Valentino Rossi ha fatto una corsa fenomenale, la Ferrari ha vinto? Un servizio veloce e via». Torniamo in “casa”, cosa pensa della Pallamano Rubiera, sua prima squadra? Tornerà ai fasti di un tempo? «Rubiera ha un bel gruppo di giovani: penso che ce la possano fare, pian pianino. Ovviamento mettendoci impegno, determinazione e spirito di sacrificio. Le basi ce le hanno, starà a loro non perdersi».

di Martina Riccò – La Gazzetta di Reggio

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2 Comments

  1. Cucalento said:

    Grande Davide! Un giocatore che ha segnato un’epoca, con forza,abnegazione ed ironia(quanti vaffa.. A tanti arbitri che non se la prendevano troppo!). Se resta nella pallamano sarà’ un bene per tutto il movimento.
    Si dovrebbe organizzare una partita per salutarlo e io andrei !!!

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